Niente stoffa per l’abito bianco di Curcio: è di pasta

Cibo e moda. Due mondi apparentemente distanti ma che si incontrano in un unico abito da sposa realizzato con pasta di grano antico e presentato durante la sfilata “Sposa Barocca 2016” (www.sposabarocca.com), l’evento dedicato al mondo del wedding, che si è svolto a Modica, nel cuore barocco della Sicilia.

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L’idea nasce da un’intuizione di Giuseppe Savarino, direttore creativo di Curcio Storie di Grani (www.curciostoriedigrani.it), un’azienda innovativa del siracusano, inserita nel circuito della Coldiretti, che si occupa della produzione di pasta e farina utilizzando un tipo di grano che si chiama bidì. Un “contadino custode”, così ama definirsi Salvatore Curcio, che ha lasciato la sua attività di ingegnere per tornare alle origini, alla stessa terra che coltivava suo nonno per dedicarsi a questo tipo di grano, il bidì, non modificato geneticamente da processi industriali.

A realizzare l’abito presentato durante la II edizione di “Sposa Barocca” nella magica scalinata della chiesa di San Pietro, è stata la giovane stilista modicana Alessia Pulino. Il vestito è interamente coperto da forme di pasta caratterizzate da una metrica ben precisa, formata da 3 parole, ad esempio, “Rose di Grano”, “Soffi di Eolo”, Punte di Sole” e così via. Le varie forme di pasta sono state applicate sul corpetto e sul gonnellone una ad una, e rigorosamente a mano. Un capolavoro di manualità e artigianalità, probabilmente, da Guinness World Record.  

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