Intervista ad Anna Frascisco, gusto italiano e respiro cosmopolita

A tu per tu con la Wedding & Event Planner oggi nell’Olimpo dei migliori. Mix perfetto di creatività e spirito imprenditoriale, lavora nel settore da 16… E pensare che voleva fare il chirurgo.

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È un mix perfetto di creatività e spirito imprenditoriale. Sempre sorridente e impegnatissima tra l’organizzazione di matrimoni, gli eventi, le lezioni, il lancio della nuova collezione di partecipazioni di nozze e addirittura una linea di intimo, si tratta della Wedding Planner Anna Frascisco.

Nell’Olimpo dei migliori organizzatori di eventi e matrimoni in Italia, piace tantissimo anche alle coppie straniere che decidono di sposarsi qui, nel Belpaese.

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Intervista ad Anna Frascisco

Qual è la domanda che più spesso ti fanno le coppie?
«”Quanto costa il matrimonio?” Vogliono subito sapere quanto costa l’organizzazione totale, ma io sono costretta a bloccarli immediatamente: non è possibile, infatti, stabilire un prezzo su due piedi, perché ci sono tante variabili, quali ad esempio il numero degli invitati, la tipologia di catering o del servizio di ristorazione… Così, io suggerisco di partire dal loro budget per creare poi ciò che si aspettano».

E quella, invece, che dovrebbero fare ad un wedding planner, ma non chiedono mai?!
«Se possono lasciarmi fare! Ma non è tipico degli italiani…».

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In che senso?
«La coppia italiana ha sì fiducia nel Wedding Planner a cui si affida, ma resta comunque diffidente fino all’ultimo. Vuole sempre vedere tutto, avere il controllo, esaminare e conoscere ogni dettaglio. Lo straniero, in questo, ha un comportamento diverso».

Qual è la parte più difficile di questo mestiere?
«Gestire l’ansia. La parte più difficile da affrontare, secondo me, sta proprio nelle paure e nelle ansie, nei troppi consigli che arrivano dall’amica dell’amica, dall’amica della mamma e della suocera: tutto questo, infatti, crea un po’ di subbuglio. Se, al contrario, si lasciassero un po’ trasportare, sarebbe tutto più semplice…».

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E tu, come hai cominciato?
«Io nella vita volevo fare tutt’altro, il chirurgo cioè. Ho iniziato a studiare in America, ma poi l’amore mi ha riportata in Italia. Un giorno, quasi per caso, ho organizzato il mio primo evento evento e da lì son sedici anni che continuo a farlo».

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Il primo matrimonio lo ricordi?
«Sì! Aveva grandinato il giorno prima, ma anche durante e dopo… E la sposa aveva persino fatto un voto per avere il sole nel giorno del suo matrimonio! Dunque, va da sé, che ha vissuto male questa cosa, piangendo tutto il tempo! Al termine di quel matrimonio, mi ero detta “Mai più!”; ma l’indomani ho ricevuto la mail di un’altra coppia, che aveva visto l’organizzazione di quelle nozze, e mi chiedeva di affidarsi a me. Da lì, non ho più smesso».

Lavori parecchio anche con le coppie straniere; in cosa differiscono maggiormente da quelle italiane?
«Sì, la mia preferenza verte su stranieri: quando ti scelgono, infatti, si affidano e ti danno totale fiducia. E poi, hanno le idee molto chiare; il numero dei loro ospiti è nettamente inferiore, con una media di 50 invitati, e i budget sono molto elevati. Quindi, è più semplice».

C’è un matrimonio che porti nel cuore più di altri? E perché?
«Così mi fai fare un torto alle mie spose (sorride, ndr)! Sicuramente un matrimonio di due anni fa, in una casa privata, su uno dei laghi della Lombardia, di una famiglia molto importante di Milano e conosciuta a livello nazionale. È stata una grande esperienza sia per l’altissimo livello del parterre degli ospiti, sia perché ho lavorato a fianco della mamma della sposa che ha una grandissima esperienza nel campo comunicazione, quindi sono stata io a ringraziare lei. Per me si è trattato di un lancio molto importante».

Si parla di Destination Wedding e di Bridal Shower; adesso, però, pure di Engagement party: la festa di fidanzamento spopola anche in Italia?
«No. La organizzo per le coppie di stranieri che vengono a sposarsi in Italia o che raggiungono il nostro Paese qualche mese prima per cercare la location delle loro nozze. Si tratta di party per poche persone. Con gli italiani mi è successo non più di 5 o 6 volte: la cultura italiana è molto legata al voler mantenere certi momenti, come questo, privati; l’idea di affidarsi ad persona per organizzarlo, infatti, fa pensare di perdere il lato romantico dell’avvenimento. Anche se, in realtà, non è così».

Dopo la linea di intimo, hai lanciato di recente quella di partecipazioni di nozze: ce ne parli?
«Io ho un criceto nella testa, che non sta mai fermo! Penso alle carenze del mercato, a cosa mi chiedono le spose e alle difficoltà che incontro nell’accontentarle e, così, metto in campo nuove idee. “Craft”, come “Suite” (la linea di intimo, ndr), è nata per gioco. La prima collezione ad essere andata on-line è a tema acquerelli, quest’anno richiestissimo per le partecipazioni di nozze. Ho in mente di estendere il brand a tanti altri accessori matrimoniali, legati comunque alla Wedding Suite, cioè libretti messa, Welcome e Wedding Bag, ecc.».

Anna Frascisco e il futuro: quali progetti e obiettivi?
«Sicuramente punterò all’estero, ad esportare il Made in Italy, dunque a potenziare la sede che ho a Londra. Viste le tantissime richieste, quest’anno mi sono concentrata sull’Italia, ma adesso punto ad investire maggiore tempo».

Chiudiamo con i tuoi consigli: uno a chi vuole diventare wedding planner e uno per le future spose…
«Alle mie nuove colleghe – come mi piace chiamarle – dico che non devono pensare che quello del Wedding Planner sia un percorso facile. Al contrario, devono studiare, sacrificare molto del loro tempo destinato alla famiglia e alla vita privata; devono fare tanta pratica e acquisire quante più conoscenze. Non pensino di mettersi sul mercato dopo aver fatto un corso di 4 giorni, perché questo finisce solo col creare molta improvvisazione e andare a discapito del lavoro mio e delle colleghe, che abbiamo alle spalle un percorso formativo lungo. Alle spose, invece, dico: “Quando vi affidate ad un Wedding Planner, affidatevi!”. Le decisioni ultime saranno sempre le loro, ma se si sceglie un professionista, allora bisogna anche lasciarsi consigliare».

Ph. Dario D’India

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2 Comments
  • Roberta Patanè
    17 Aprile 2018

    Parole sante! Condivido ogni sillaba di entrambi i consigli!!

  • Eliana
    19 Aprile 2018

    Condivido pienamente le sue idee, la sua preparazione ed il suo modo molto professionale ed equilibrato nel dare consigli ,una persona che infonde sicurezza.

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